Tutti i messaggi di Gael GERARD

Jean e Francois

   Se altrove   
e intimo
a portata di mano
vieni e muori
Il paese che ti somiglia
sotto lo spasmo consumato
Jean
mio amico dello Spirito
la mia croce
il mio grido.

Per terra
nella polvere
la stella riflette
la canzone misteriosa
in fuga
attraverso i mondi.

Francesco
il mio amico dei teppisti
il mio cammino
la mia liberazione.


342

Ensemble il se peut

 Il silenzio delle piante~   
 ai margini bianco blu di un treno   
 che soffia il vento.   
              *
 Bloccato su una collina   
 il domino delle case   
 ~ insetti del diavolo.   
              *
 Passa l'uccello nero   
 nel profumo delle nuvole   
 ~ portico in alto.   
              *
 Il nido della gazza   
 en réserve rectangulaire   
 ~ fonte di dispetto.   
              *
 Reggiseni serpentiformi ~   
 strappa lacrime primaverili   
 fuori dalle parole.   
              *
 Lancette squamate   
 sull'arco del balcone   
 ~ il giorno si svolge.   
              *
 La mia anima governa   
 scava la vita e dimmi   
 ~ digitazione calma e gentile.   
              *
 passa a sinistra a destra   
 auto mattutine   
 ~ imbarco per Citera.   
              *
 Sulla costa verde   
 un camion giallo che sale   
 ~ clameur soudaine.   
              *
 Sverniciatura del tetto in tegole   
 ~ archivia quello da altrove   
 la courte paille.   
              *
 Zinco alla base   
 camino in mattoni sporco   
 ~ programmazione.   
              *
 Dal taccuino al libro   
 la gomme sèche et dérive   
 ~ assemblaggio a freddo.   
              *
 Il rifiuto dell'altro   
 è odio per se stessi   
 ~ insieme potrebbe essere.   


341

Visage visage au touché de nos cœurs

 faccia faccia   
al tocco dei nostri cuori
alla portata del frassino
senza gesti né parole
sguardo alto
somme in attesa
Sulle foto
grave e triste
saltare dalla cima dell'albero
colibrì di fuoco
passacaglia delle nebbie
mostrando le vene con una mano
da decifrare la sera a lume di candela
documenti d'identità ingialliti
che il vento disperde
davanti ai nostri occhi insonni.

Oh faccia
volto unico del tempo che passa
infanta abbagliata
sii il ricettacolo delle nostre lacrime
il sale del nostro incontro
dal bastone al cardo
da Giobbe a grigio
brontolare
davanti allo sterco
mescolandosi con ciottoli di basalto
miscela luminosa
rampicante della Virginia
e il muro rosso
ah faccia
che la mancanza di spirito cancella
pietra piatta posata al mattino
sul muro del giardino
respiri misti
faccia a faccia per tutta l'eternità.


340

Es-tu là mon âme ?

 
Sei qui
glissando senza evasione
per portarmi sull'onda gentile
intervista alla luna in salotto
corteccia strappata dalla quercia da sughero
zigzagando tra la folla lenta
passeggero abbagliato
profumi fragranti.

La mia anima
solo
casualmente durante una gita
si vide preso
nel fiume di migranti
oh anima mia
l'alterità è un'altra identità
dall'altro a se stessi
la fonte stessa della solidarietà.

339

sotto la grondaia del tempio

   Sotto la grondaia del tempio  
sei una storia d'amore
la saga del tempo che passa
la processione delle suole di legno
il brivido delle canne
il cardine di una porta
che apriamo
e scricchiola
domani o dopodomani
niente di niente
braccia penzolanti
occhi in su
orizzontalmente
festoni di nuvole
oltre il cielo
nella sincope lieve
sul pavimento di argilla
graffiare con le unghie scheggiate
il passaggio delle formiche
nel fiume per essere
verso i senza alberi
sabbia rugosa.


336

la mia età seduta contro l'albero

   La mia età         
seduto contro l'albero
guarda
palla di sego spenta
al calar della notte
un impiastro rompighiaccio
di ritorno dalla missione
di padre e madre il discendente
a rischio di saperlo
fiamma terminale
i miei annali sparsi
una serata ventosa
carriera aperta
et
ultimo trasporto
in combutta
con il ragionatore apocalittico
nostro costruttore
il nostro becchino
il nostro inventore.


337

marea di sconto

   Marea di sconto   
marea retrocessa
marea del conto alla rovescia
marea depositata
marea di ripresa
vedrò l'ultimo singhiozzo
scorrere verso il basso
il pendio delle ginestre
pausa
sfagno di stagno
la mia corrispondenza
in un buon equipaggio
accelerando
senza aspettare che io muoia
pianto in calo
sotto il baldacchino mercantile
legami familiari.


338

l’écritoire souterraine

   Noir de noir     
en l'écritoire souterraine
de corolle en corolle
tendre la corde
entre chien et loup.

Capter la prosodie
du glatissement des vautours
vertigineux voiliers
éboueurs de vestiges
sans soupçon
sans contre-façon
accablant de tristesse.

Surgissement des mains tendues
jaillies
blanches
de la paroi anthracite
aux reflets de lune
en retrait des lumières de la ville
au son du buccin
sentinelle drapée du manteau de cuir
que revêt le vacher
le fouet dressé,
viatique devant l'autel
où surprendre la faille avouée.

Le Grand Bédé se dresse
le chapeau de clown vissé
sur son front Frankenstein,
gorille à la quenouille
taguant sur tablette d'argile
les blessures de sa pensée,
traces cunéiformes
gravées sur le pas de porte
au goutte à goutte
d'un ciel pleurant de se savoir aimé.


335

Au soleil vert de notre enfance

 Au soleil vert 
de notre enfance.

L'eau s'écoulant
du puits à la mare.

Deux tritons
un mâle une femelle.

Douce effluve
des senteurs printanières.

De haut en bas
l'effigie s'affiche.

Le clap de fin
mord la poussière.

Accolé aux barrières
l'arc-en-ciel épilogue.

Suif dans la gorge
le glissant d'une corde.

L'aplomb du désir
l'épuisette à la main.

Tout passe
tout reflète la présence.

Devant le miroir
le visage enjoué.

Passer de ce qui est dur
à ce qui est tendre.

Etre en amour
avec soi-même.

Pas de théorie
juste une intensité venue de l'intérieur.

La grâce
on la reçoit.

Maman
arrête de me dire qu'il faut pas.

La transmission
une course de relais.

Chaque âme est riche
de l'attention portée à l'autre.

Plein de papillons
ces messagers sans poids.

Entre genêts et ajoncs
les murs s'ouvrent.

File le vent
évitant les impasses.

D'avant le vrai silence
gambade douce gambade.

Ecoute
l'air respirer.


334

si belle à l’ombre

   Si belle à l'ombre   
et cousue d'esprit
elle se pavanait
chapeau de paille
au gré des œillades matricielles.

Surgirent
l'entre-chats l'entre-chiens
des surprises brèves
sans sourciller sans barguigner
la cigarette en apostrophe.

Maugréant ci-devant
au parvis de l'outrage
les fresques rupestres
de ses vêtements d'emprunt
se prirent dans les rayons
d'une bicyclette
sans béquille
avec sonnette tintinnabulante
et garde-boues de bois
pour se tenir bien droite.

Elle zigzaguait
de platane en platane
le fossé aux grenouilles
crevant ses bulles amères
à mesure de l'errance.

Sans cérémonial
dentelles au vent
elle déchira la brume matutinale
mains sur la guidoline
un soupçon de mimosa sur le nez.

Si belle à l'ombre
et cousue d'esprit
elle se pavanait
chapeau de paille
au gré des œillades matricielles.


333