Dovevo ancora

 
 
 Dovevo ancora
 mordere la sella dell'otarda
 O prezioso ribelle
 che il dente si muova
 passaggio cavo tra gli schermi
 violazione di abbandono
 musa si avvicinò
 tra pietra e luce
 che non avevo preso per un candelabro
 sotto il cielo stellato
 pensieri notturni
 uno per due
 in un modo così indistruttibile
 solo un pizzico di sale
 sulla coda del topo verde
 farebbe un burattino
 domare il prezioso tesoro
 coltivare consapevolmente
 fuori dall'immobilità pietrificata
 di qualsiasi riflessione
 gabbia di vetro potato
 dal cuore dell'uragano
 mani guantate di pelle
 invertendo la direzione del nostro sguardo
 che incanta il cristallo di rocca
 storia di accomodamento
 il linguaggio del serpente
 a quello della terra profonda.
  
  
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